La selezione al tempo dei social: il lavoro del recruiter in continua evoluzione

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La selezione al tempo dei social: il lavoro del recruiter in continua evoluzione

Il mondo delle assunzioni si è trasformato. Chi fa selezione del personale ora si relaziona online con i possibili candidati, sviluppa la reputazione aziendale ed è sempre più aggiornato, anche tecnologicamente.

 

Il lavoro del recruiter? In continua evoluzione, ma è già cambiato molto strada facendo. Passaggio fondamentale, l’avvento dei social media, che ne hanno stravolto le fondamenta. Fino a qualche anno fa, infatti, era una professione a se stante e le abilità tecnologiche non erano che competenze aggiuntive, mentre oggi rappresentano la vera ossatura dei recruiter 2.0, il cui successo dipenderà sempre più dalla loro capacità di comunicare online e relazionarsi sui social con candidati, colleghi e clienti. La figura del recruiter è cambiata radicalmente con l’ingresso nel mercato del lavoro di persone molto giovani che, abituati a utilizzare gli strumenti social nella sfera quotidiana, hanno cominciato a sfruttarli anche sul lavoro, scardinando di fatto il vecchio ruolo.

Ancora oggi ci sono persone di una certa età e con una lunga esperienza che rifiutano di effettuare questo passaggio, ma sono destinati a rimanere indietro.

Tra recruiting e marketing. La possibilità di selezionare anche attraverso i social accelera i tempi e riduce i confini, ma non solo: dà anche la possibilità di ibridare due concetti fino a poco tempo fa distinti, vale a dire il recruiting e il marketing dell’azienda. Le offerte di lavoro oggi sono da considerarsi come tali, percui devono essere pubblicizzate. Allo stesso modo, va promosso anche il brand dell’azienda inteso come employer (datore di lavoro), affinché possa risultare top of mind e con una buona reputazione, e di conseguenza attrattivo per potenziali candidati.

Ogni azienda è un social network. Legato al concetto di employer branding, risulta necessario che i recruiter pensino all’azienda per cui lavorano come a un social network, fatto anche di dipendenti portatori di un patrimonio relazionale. I selezionatori devono essere in grado di individuare gli influencer, che non necessariamente coincidono con i manager: possono esserci dipendenti particolarmente carismatici, che attirano più like o follower. Devono essere coinvolti e trasformati in ‘brand ambassador’, perché sentire parlare bene di un’azienda è più convincente se a farlo non è il proprietario, ma un dipendente. La volontà di comunicare efficacemente passa anche da loro: l’azienda farebbe bene a tenerseli stretti, perché contribuiscono a migliorare il clima.

Identificare i candidati prima che siano sulla piazza. Oggi non è più possibile aspettare che il giusto candidato risponda a un annuncio, ma va intercettato prima ancora che si metta a cercare un nuovo impiego. Per questo è fondamentale che i recruiter oggi padroneggino i social, a partire da LinkedIn, passando per Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat. Devono saperli usare in modo adeguato, conoscere i linguaggi di ognuno. Devono capire dove cercare i candidati più adeguati e intercettare i non attivi, per arrivare a identificarli senza che essi siano a conoscenza di essere idonei per questa azienda.

Le skill del recruiter. Innanzitutto, il recruiter 2.0 deve lavorare sui social per se stesso, creandosi un’immagine efficace e facendosi riconoscere come professionista. Come detto, deve conoscere i vari social, anche quelli nuovi, per intercettare tutte le fasce d’età. Ancora: deve sapere comunicare per conto delle aziende, essere elastico, curioso, avere la predisposizione a sperimentare e avere la costanza di tenersi aggiornato sui nuovi social (e di tenere aggiornati i propri profili). Al momento non esiste una formazione standard per diventare social recruiter: è una professione in continua evoluzione.

By |2019-04-17T16:34:36+02:00April 17th, 2019|Categories: News|Tags: , , , , , , , , |0 Comments
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